giovedì 12 luglio 2012

GAF - Gruppo di acquisto fortovoltaico

Il GAF e' un Gruppo di Acquisto per il Fotovoltaico cioe' un gruppo di persone o famiglie che vogliono costruire sulla propria abitazione un impianto FV e che si mettono insieme per diminuire i costi e migliorare la qualita'.
In particolare il GAF di Retenergie propone la realizzazione di impianti chiavi in mano interamente gestiti da un team di professionisti soci che seguira' tutte le fasi di realizzazione di ogni impianto:
- dalla scelta dei materiali,
- alla progettazione,
- alla direzione dei lavori di installazione (affidati ad una ditta installatrice),
- alla gestione delle pratiche GSE,

garantendo al socio/cliente un presidio unico, diretto, continuativo fino alla ricezione del primo bonifico GSE.
Retenergie, per favorire le imprese locali, ha stipulato delle convenzioni con alcuni produttori Italiani di moduli, inverter e staffe.

NEW: FONDO ROTATIVO KYOTO.
Ai sensi della Legge Finanziaria 2007, è istituito un fondo rotativo, dell'ammontare complessivo di circa 600 mln di euro, per il finanziamento a tass agevolati delle misure di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, finalizzate all'attuazione del Protocollo di Kyoto (Legge Kyoto).


Gruppi di Acquisto Fotovoltaico attualmente attivi:

PIEMONTE: per le provincie di TORINO E CUNEO: gaf@retenergie.it
per la provincia di ALESSANDRIA: energia@cambiamo.org prossime date

- LOMBARDIA: per la provincia di PAVIA: energia@cambiamo.org prossime date

LIGURIA:per la provincia di GENOVA:  gaf.genova@retenergie.it
per la provincia di SAVONA: gaf.savona@retenergie.it
>> Per il 2012, l'installatore selezionato è www.easysunenergie.com

Per aderire ai gruppi di acquisto della cooperativa bisogna essere soci Cooperatori, versando almeno una quota sociale da 50 euro.

La cooperativa Retenergie sta raccogliendo le adesioni per realizzare un intervento di bonifica della copertura in eternit
e installazione fotovoltaica sul tetto dell'azienda agr. Di Torri a Calenzano, già fornitore di alcuni GAS.
Si può aderire come soci sovventori o con il prestito sociale.

Chi fosse interessato è invitato a partecipare al sondaggio di fattibilità dell'intervento 
che vale come dichiarazione di investimento (non impegnativa ma da compilare "responsabilmente").
Maggiori informazioni qui: http://www.retenergie.it/calenzano

Il presidente della cooperativa Marco Mariano sarà in Toscana nei prossimi giorni, muovendosi rapidamente potrebbe forse essere ancora possibile organizzare un incontro questo Sabato a Firenze (chiedo conferma a Guido e Clara...):

-A Pisa il 12/7 alle 21 presso Centro Solidarietà (CSP), via Giuseppe Garibaldi 33,  Incontro con GAS e DES.

-A Viareggio il 13/7 alle 21 presso il Cantiere Sociale.Via Belluomini ex inapli, 
Incontro con Gas, Legambiente, e altre associazioni.
 

lunedì 9 luglio 2012

La vendita delle terre di proprietà pubblica deve essere fermata


             


Si sono venduti l'energia, i trasporti, gli acquedotti, gli immobili, le strade e adesso si vende pure la Madre.

Si concepisce la Terra solo in termini di possesso, come bene escludente, oggetto di diritti di proprietà.
 In nome della proprietà la terra continua a essere violentata: dal folle processo di urbanizzazione senza regole se non quelle della rendita e del profitto.

Un paese che vende le terre agricole pubbliche 
rinuncia definitivamente alla propria Sovranità Alimentare

Forse non tutti sanno che l’Art.66 del decreto-legge n.1 del 24 gennaio 2012 programma l’alienazione (vendita) dei terreni agricoli o a vocazione agricola demaniali.
Eccoci dunque arrivati a quella che potrebbe essere l'ultima tappa di un oscuro cammino iniziato 2 decenni fa circa, un processo di svendita dei beni pubblici a privati in nome di una più efficiente gestione, come se la logica del profitto privato avesse mai reso dei servigi alla collettività. Si sono venduti l'energia, i trasporti, gli acquedotti, gli immobili, le strade e adesso si vendono pure la Madre: si vogliono vendere la terra in un contesto internazionale dove sta crescendo a ritmo costante il fenomeno denominato land grabbing, l'accaparramento di terreni agricoli da parte di soggetti economicamente forti (paesi in forte crescita e multinazionali) e da parte di speculatori finanziari senza scrupoli, interessati unicamente ad individuare nuove fonti di profitto per i propri capitali da investire. Ecco quindi chi sono i veri destinatari di questa manovra, non certo i giovani imprenditori agricoli di cui parla il comma 3: "...al fine di favorire lo sviluppo dell'imprenditorialità agricola giovanile è riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli". Garantire l'accesso alla terra ai giovani o a chiunque voglia lavorarla non vuol dire garantirne la proprietà e la compravendita - meccanismo questo che per un giovane agricoltore comporta l’indebitamento con le banche - bensì elaborare una serie di normative che favoriscano e sostengano chi vuole iniziare un'attività agricola mettendogli a disposizione l'uso agricolo della terra garantito contro ogni possibile speculazione.
Proseguendo nella lettura si resta stupiti difronte al comma 6: “Per i terreni all’interno di aree protette(…) l’Agenzia del demanio acquisisce preventivamente l’assenso alla vendita da parte degli enti gestori delle medesime aree.” Quindi si ritiene utile vendere a privati anche parte delle aree protette, duramente strappate alla devastazione ambientale, pur di far cassa. Ci domandiamo se le suddette aree una volta vendute rimarranno protette.
Al termine della lettura troviamo lapidario il comma 9: "Le risorse nette derivanti dalle operazioni di dismissioni di cui ai commi precedenti sono destinate alla riduzione del debito pubblico." Le risorse nette derivanti equivarrebbero a circa 6 miliardi di euro, una goccia nel mare del debito (circa 1800 miliardi) quando il costo stimato delle opere per la TAV in Val di Susa è di 20 miliardi! Con il risultato di essersi sbarazzati del patrimonio senza tappare alcun buco di bilancio, senza poter tornare indietro visto l'articolo che tutela la proprietà privata. Le terre che saranno vendute non potranno mai più tornare pubbliche! 
A questo punto sentiamo l'urgenza di dire che un paese che vende le terre agricole pubbliche è un paese che rinuncia definitivamente alla propria Sovranità Alimentare, è un paese che mette con prepotenza l'interesse privato al di sopra del bene comune, è un paese che non saprà come raccontare ai propri figli che si è venduto la terra in nome del bilancio finanziario.
La vendita delle terre dello stato deve essere fermata!
Ridiscutiamo, invece, le modalità di gestione delle terre agricole di proprietà degli enti pubblici.
                                                     PROPOSTE

Noi rete delle associazioni contadine proponiamo che le terre di proprietà pubblica individuate in base all'art.66 della legge n.1 siano oggetto non di vendita ma di nuovi piani di allocazione:
-che ci si indirizzi verso affitti di lunga durata a prezzi equi a favore di agricoltori o aspiranti tali, sulla base di progetti che escludano attività speculative.
-si favorisca l'agricoltura contadina di piccola scala, che è l'unica che può sfamare il mondo senza causarne il dissesto, ma anzi arricchendolo e preservandone la biodiversità seguendo le richieste della Campagna per l’Agricoltura Contadina http://www.agricolturacontadina.org/ .
-si prediligano progetti di cohousing, cioè di condivisione solidale dei beni e delle risorse, perchè la buona agricoltura è quella fatta con tante braccia pensanti e con poche macchine.
-Si individuino percorsi partecipati che sappiano coinvolgere nella progettazione la comunità locale e le realtà contadine di nuovo insediamento. 
-si renda possibile la costruzione con materiali naturali di abitazioni rurali a bassissimo impatto ambientale come legno e paglia, ma totalmente vincolate all'attività agricola. Questo perchè chi lavora la terra deve anche poterla abitare.


Movimento per l'accesso alla terra 

accessoallaterra (at) inventati.org



PETIZIONE POPOLARE CONTRO LA VENDITA
DEI TERRENI AGRICOLI PUBBLICI E DEMANIALI


Spett. Governatore della Regione Toscana
Spett. Presidenti delle Province della Regione Toscana
Spett. Sindaci di tutti i Comuni della Regione Toscana

I sottoscritti cittadini cofirmatari della petizione popolare Le scrivono la presente per:

DICHIARARE

- la propria ferma contrarietà ad ogni ipotesi di vendita dei terreni agricoli anche marginali demaniali e relativi casolari ed altri edifici rurali sia attualmente utilizzati che non;


SOTTOLINEARE

- che i beni demaniali rurali – e particolarmente quelli abbandonati ed incolti – sono risorse importanti con cui, senza alcun costo, le amministrazioni pubbliche hanno la possibilità di affidare spazi ed occasioni di vita, di lavoro, di progettualità a cittadini e segnatamente a giovani che intendano sperimentare modelli diversi di vita e di economia e con ciò ricercare alternative praticabili e sostenibili ad un modello socioeconomico manifesta
mente in crisi, potenzialmente utili a tutta la società;

- che un paese che vende le terre agricole pubbliche è un paese che rinuncia definitivamente alla propria Sovranità Alimentare, è un paese che mette con prepotenza l'interesse privato al di sopra del bene comune, è un paese che non saprà come raccontare ai propri figli che si è venduto la terra in nome del bilancio finanziario.


RICHIEDERE

- che i terreni agricoli demaniali e relativi edifici rurali rimangano di proprietà pubblica e vengano affidati con rapporti agevolati e di lunga durata a coloro che si impegnino ad usarli per un ripopolamento rurale incentrato su un’agricoltura neo-contadina, biologica e su piccola scala e su un inserimento ambientale ecosotenibile e che escludano attività speculative, privilegiando forme di lavoro e cooperazione solidali e con fini socio-ambientali ;

- che si individuino percorsi partecipati che sappiano coinvolgere nella progettazione la comunità locale e le realtà contadine di nuovo insediamento;

- che si renda possibile la costruzione con materiali naturali (come legno e paglia) di abitazioni rurali a bassissimo impatto ambientale e totalmente vincolate all’attività agricola. Questo perché chi lavora la terra deve anche poterla abitare;

- che la Regione Toscana e gli altri enti territoriali blocchino immediatamente ogni pecorso legale ed istituzionale inteso alla vendita del demanio rurale e contestualmente predispongano gli strumenti normativi atti a rendere disponibili per questo altro tipo di affidamento ecosostenibile gli stessi beni che avevano precedentemente considerato disponibili per la vendita;


Distintamente

………….
..................


venerdì 22 giugno 2012

Az. agricola Pian di Reggi di Rita Malpighi


Domenica scorsa nel pomeriggio siamo stati alla tenuta agricola di Rita Malpighi, vicino Talla, nel Casentino.
Appena arrivati ci ha accolto con solare gentilezza e un gran piattone di fragole dolci fatto per noi.
Eravamo immersi nel verde, in basso il suo orto, 3 ettari di terreno felicemente coltivato, pieno di piante di piselli, insalate, pomodori, patate, melazane, fagioli e cugini fagiolini, sedano, sedano rapa e chi più ne ha più ne metta.
Allora Mario Shanti ha iniziato la più deliziosa scorpacciata di piselli della sua vita, mentre noi passeggiavamo con Rita e ascoltavamo i suoi racconti, della collaborazione con un ristorante della zona per fornire alcuni ortaggi 'su misura', del campo di lamponi, messo su con un amico manager, delle carote che impiegano 40 giorni solo a spuntare, dell'infuso di equiseto e ortica, buono per sostenere le piante e liberarle da alcune altre più infestanti, dell'importanza che lei dà alla qualità della terra - e la rosa rugosa, tenera e profumata, che spuntava qua e là.
Camminando camminando, son venuti fuori alcuni segreti di coltivatrice, come l'utilità di coltivare vicine zucche e insalate, o delle nostre curiosità, quando abbiamo visto una specie di sedano in fiore, allora Rita ci ha spiegato che coleva farlo fiorire per raccoglierne i semi con cui fa il suo celebre ketchup, e anche, non solo da questo ultimo dettaglio abbiamo sentito la cura con cui questa bella donna dinamica e volitiva si dedica alle sue piante, una cura che rispetta la ciclicità della natura, anzi che sa armonizzarsi con i ritmi naturali, che sa diventarne parte.

Rita si è detta disponibile agli ordini del nostro gas, già collabora con alcuni e ci ha dato termini di riferimento la terza domenica del mese, alla fierucola, ma anche la prima, x un mercato contadino che inizierà da settembre, presso piazza SS. Annunziata.
Poi, siamo andati a vedere un pò di frutteto: alberi di mele, pere, prugne, pesche, ciliegie - molti di questi, in varietà antiche, da poco ricatalogate in occasione di sue collaborazioni con centri universitari - e, ancora, la più recente zona dei frutti di bosco  e tutto intorno, fragoline spontanee a far da contorno a questo semplice florido eden.



Insomma, è stato un bel tempo, questo passato con Rita, un tempo lento, curioso, dialogato, odoroso, rilassato, sorriso. . . .Che altro dire, se non perchè nn siete venuti!!!!!!!!???

Lucia

Fatto in casa

Sul sito http://stilenaturale.com/ si possono trovare preziosi consigli su come fare in casa saponi, detergenti, anticalcare, smacchiatori, rimedi di ogni genere, ricette di cucina ecc..

Qui un esempio:

Come fare l’"ammorbidente lavatrice" in casa, usando acido citrico, aceto e bicarbonato

Risparmiare conviene ma soprattutto, risparmiare ecologicamente conviene all’ambiente. Qui ti insegniamo a realizzare l’ammorbidente lavatrice utilizzando tutti elementi naturali che non inquinano


Ogni giorno, per lavare in lavatrice, contribuiamo ad avvelenare l'ambiente e a intossicare noi stessi.
Evitare un uso sconsiderato di sostanze chimiche rappresenta il modo migliore per cambiare le nostre abitudini di vita, riuscendo oltretutto a risparmiare una cifra notevole.
La soluzione ideale è quella di affidarsi ad un ammorbidente lavatrice fai da terealizzato con ingredienti semplici e naturali che ci permettono di ottenere a volte anche un risultato migliore sul nostro bucato in lavatrice.

Oltre a nuocere alla nostra salute portando allergie, asma e macchie sulla pelle, gli ammorbidenti chimici creano progressivamente un rivestimento sulle fibre che rende sempre più difficile l’eliminazione dello sporco, i tessuti assumono, con l’andare del tempo, un aspetto non pulito e molto spesso puzzano quando asciutti.
Stile Naturale ha scovato per voi una serie di semplici e veloci alternative per dire addio agli ammorbidente chimici.
                           
GUIDA ALL’AMMORBIDENTE LAVATRICE ECOLOGICO

AMMORBIDENTE LAVATRICE ALL’ACIDO CITRICO
Perchè sprecare tempo e denaro per scegliere il giusto ammorbidente, quando abbiamo a nostra disposizione un prodotto dalle molteplici proprietà come l'acido citrico. Questa sostanza, ricavata originariamente dal succo di limone, per mezzo della sua azione anticalcare riesce a catturare la presenza di calcio nell'acqua fungendo da ottimoammorbidente naturale.
Procedete con il riempire un flacone usato da 1 litro fino a metà dell'acqua demineralizzata ed aggiungete, aiutandovi con un imbuto, 100 gr. di acido citrico precedentemente pesato. A seguire chiudete il flacone ed agitate sin quando l'acido citrico non sarà completamente sciolto.
Se amate avere dei capi sempre profumati potete aggiungere 30 o 50 gocce di oli essenziali alla vostra soluzione di acido citrico, ricordate dovrà essere agitata prima di ogni uso in quanto gli oli essenziali non sono solubili in acqua, pertanto tendono a rimanere sulla superficie della soluzione.
A questo punto non vi resta che versare il tutto nella vaschetta della lavatrice adibita all'ammorbidente sino a riempirla ed otterrete l'effetto desiderato.
L'acido citrico favorisce la degradazione di enzimi e residui dei detersivi, contribuendo a eliminare il loro potere allergenico. Inoltre rende i panni più facili da stirare e quindi più morbidi al tatto.





AMMORBIDENTE LAVATRICE ALL’ACETO BIANCO

Quando parliamo di ammorbidente naturale non possiamo lasciar fuori quello che viene definito uno dei migliori del genere: l'aceto bianco.
Un'alternativa semplice e veloce, vi basterà soltanto versare  1/2 bicchiere d’aceto unito all'olio essenziale sciolto in alcool alimentare a 95° per la profumazione alla vaschetta della lavatrice durante l'ultimo risciacquo.
Oltre a rendere il bucato morbido e profumato, l'aceto bianco possiede il vantaggio di eliminare il calcare dall’acqua rendendola più dolce ed allo stesso tempo proteggere la lavatrice in maniera ecologica.
Una volta terminato il lavaggio, stendete il bucato all'aria poichè l'odore dell'aceto quando si sarà asciugato non si sentirà più.
Curiosità: Per donare una gradevole profumazione ai vostri indumenti potete anche aggiungere 2 o 3 cucchiai di fiori direttamente nell'aceto. La lavanda è perfetta, ma si possono usare anche petali di rose o altri fiori profumati, purchè vi accertiate che non siano stati trattati con pesticidi e che non siano irritanti o velenosi.

AMMORBIDENTE LAVATRICE AL BICARBONATO DI SODIO 

Anche il bicarbonato di sodio rientra nell'ambita lista degli ammorbidenti ecologici, mezza tazza di questo prodotto all'interno della vostra lavatrice vi permetterà di addolcire l'acqua attraverso il suo potere di ridurre l’elettricità statica che si forma con lo strofinio delle fibre troppo secche.
Ricorda: Un altro valido metodo per ridurre l'elettricità statica è quello di mettere un pezzo di carta d'alluminio stropicciata nell'asciugatrice, ciò avverà per mezzo della conduttività del metallo.


AMMORBIDENTE LAVATRICE  ALLE NOCI  DI  SAPONE 
Avete mai sentito parlare di noci del sapone? Si tratta di piccoli frutti dell'albero del sapone (Sapindus Mukorossi) che posti all'interno di un sacchettino di cotone, a seconda della quantità di bucato che devi lavare, nel ciclo del lavaggio vi permetteranno di eliminare l'uso dell' ammorbidente.
Le noci del sapone, infatti, contengono una sostanza naturale simile al sapone, chiamata saponina, che fuoriesce dalle noci durante il lavaggio. La saponina contenuta nelle noci del sapone ammorbidisce e pulisce i tessuti.
Il vantaggio delle noci di sapone è quello che possono essere asciugate ed usate di nuovo.

AMMORBIDENTE LAVATRICE CON LE PALLINE DA TENNIS

Mentre se avete deciso di dire addio per sempre alle sostanze chimiche, la soluzione ideale per voi sono sicuramente le palline da tennis. Inserendone alcune all'interno dell'asciugatrice, ammorbidiranno i tessuti in particolar modo il cotone. Il risultato finale vi sorprenderà!

Maria Giovanna Tarullo

martedì 19 giugno 2012

COME LI FATE I BISCOTTINI???






Ciao carissimi, 

qualche giorno fa' mi è venuta voglia di fare dei biscottini casalinghi.

Siccome abbiamo molto farro, ne ho macinato un pò, ci ho mescolato dello zucchero di canna integrale, un cucchiaino di bicarbonato, un pò di olio di semi di girasole, della buccia di limone, ho aggiunto un goccio di latte di riso x migliorare la consistenza dell'impasto e infine ci ho sbattuto dentro un ovetto fresco balatrese e l'ho steso.

A questo punto sono entrati in gioco Mario Shanti e il suo amichetto Samuele che con una maestria inattesa hanno fatto tante formine e preparato i biscottini da infornare.
Dopo scarso un quarto d'ora, sono usciti dei buonissimi biscottini fragranti che ahimè non vi farò assaggiare perchè sono già finiti.

Quindi, direte: Ma mò che vuò??))

Vorrei avere tante vostre affettuose ricette di cookies, invece di doverne scaricare di fredde e sconosciute dal wwweb. Perciò, scovate i ricettari di famiglia, le perle segrete che portate in cucina e condivideteeee!!

PS. Mi aspetto almeno quindici ricette nei prossimi 4 minuti!

Baci baci Lusy in the sky with flowerss

mercoledì 6 giugno 2012

Imparare con i gas


IMPARARE CON I GAS

Scritto da  Andrea Saroldi
Conoscendoli direttamente, mi trovo spesso a parlare di gruppi di acquisto solidale (Gas); credo quindi che possa essere utile raccontare un po' di cosa si tratta, anche perché stanno mostrando caratteristiche evolutive interessanti.
GasAvvenire 408
(disegno di Chiostri, "Avvenire", 31 marzo 2004)

Come racconteranno i libri di storia, il primo Gas si costituisce a Fidenza (PR) nel 1994 dall'esperienza di un gruppo di famiglie alla ricerca di modi per fare la spesa che consentano di mangiare prodotti sani e allo stesso tempo sostenere le scelte dei piccoli produttori biologici. Il rapporto diretto con i produttori porta a conoscere le loro difficoltà e le loro storie e a condividere con loro un pezzo di strada. Così le famiglie si organizzano per raccogliere le richieste in modo da formare un ordine complessivo da trasmettere al produttore, per dividere poi i prodotti all'interno del gruppo dopo la consegna.
Questo modo di acquistare - oltre a qualche difficoltà organizzativa che potete immaginare - consente una lista di vantaggi che sarebbe lungo elencare. Tra tutti, è interessante come questo meccanismo di acquisto faciliti lo sviluppo di relazioni all'interno del gruppo e con i produttori. Insieme ai prodotti, le famiglie di un Gas si portano in casa anche un pezzo della storia del produttore.
Dal racconto del primo gruppo nel corso degli anni ne sono nati tanti altri, e l'esperienza si è diffusa principalmente attraverso il passaparola. Il grafico che segue riporta l'andamento negli anni del numero di gruppi censiti sul sito retegas, ma il numero effettivo è più elevato (all'incirca il doppio), perché molti gruppi non sono censiti. Sulla base di questi numeri, possiamo stimare che circa 200'000 consumatori in Italia utilizzino tramite un Gas i prodotti acquistati direttamente da diverse migliaia di produttori.

Gas Crescita 600
 (numero Gas censiti sul sito retegas nel corso degli anni)

Pur seguendo gli stessi principi, i gruppi nascono in ambienti diversi e si organizzano in modo autonomo in base alle proprie esigenze. All'interno di una enorme varietà, un Gas "tipico" è composto da circa una trentina di famiglie o persone singole, anche perché questo è un numero che consente la conoscenza all'interno del gruppo. Di solito, se il gruppo cresce troppo, si divide gemmando un nuovo gruppo; si tratta di una forma particolare di crescita di un fenomeno che si sta diffondendo tra la popolazione senza la creazione di strutture centrali.
Tipicamente, il gruppo si trova una volta al mese per discutere ed organizzare gli acquisti o le altre attività che decide di svolgere. Il gruppo si confronta sulle sue necessità, valuta di quali prodotti rifornirsi e quindi cerca e sceglie i propri produttori applicando al caso concreto i criteri generali che possiamo riassumere nella formula: piccolo, locale, solidale.
Per ogni produttore viene definito un referente all'interno del gruppo, che è la persona incaricata di tenere i contatti. Quando è il momento di eseguire l'ordine, sarà il referente a contattare il produttore per conoscere le disponibilità di quel periodo e quindi informare gli altri membri del gruppo. Ogni partecipante segnala il proprio ordine di acquisto, e questi vengono sommati per formare l'ordine complessivo trasmesso al produttore, il quale consegnerà o spedirà i prodotti secondo le modalità concordate. Il giorno stesso in cui l'ordine viene consegnato, ogni partecipante passa a ritirare la sua parte e paga il corrispettivo al referente che si occuperà poi di versare il totale al produttore.
All'interno del gruppo gli incarichi vengono per quanto possibile distribuiti tra i partecipanti secondo modalità di rapporto paritarie. Questo tipo di relazione orizzontale si ripresenta anche nei rapporti con i produttori e tra i gruppi, che naturalmente si trovano a formare delle reti per potersi aiutare reciprocamente.
La rete è una risorsa che consente l'aiuto reciproco tra gruppi, anche se provenienti da ambienti diversi. Spesso nascono reti locali, o "retine", tra i Gas della stessa zona; a livello nazionale la rete dei Gas si ritrova intorno al sitowww.retegas.org e ai convegni che vengono organizzati annualmente (l'ultimo si è svolto a L'Aquila).
In questo modo, oltre ai prodotti, anche le idee trovano un ambiente favorevole per circolare sia all'interno del gruppo che tra i gruppi e con i produttori. Si tratta di un effetto collaterale interessante: gruppi che nascono per organizzare collettivamente i loro acquisti diventano anche luoghi di apprendimento reciproco, grazie alle relazioni paritetiche e ai canali di fiducia che si vengono a creare.
Succede così che all'interno dei Gas aumenti la fiducia nella possibilità di modificare la situazione e nell'efficacia della propria azione insieme al senso di responsabilità verso la collettività, come ha evidenziato un'indagine svolta in Lombardia sui partecipati ai Gas.
Questa è forse una delle caratteristiche più preziose dei Gas: l'incontro tra persone e ambienti diversi su questioni pratiche ma con una base di valori comuni consente la maturazione di idee collettive e costituisce una forza difficile da imbrigliare.
Tanto per fare un esempio, secondo un'indagine di Coldiretti (agosto 2010), "i consumatori italiani preferiscono acquistare prodotti locali. Il 54% sceglie agroalimentare locale ed artigianale mentre solo il 12% si orienta verso le grandi marche multinazionali. All'origine di questo orientamento la qualità (29%), segue il prezzo (5%). Il prodotto locale, espressione del territorio, rappresenterebbe una garanzia maggiore per i consumatori (65%) rispetto alla reputazione offerta da un marchio industriale (13%) o di distribuzione commerciale (solo 8%)". Idee di questo tipo non sono maturate certo alla luce della pubblicità televisiva.
Possiamo farci un'idea del percorso di apprendimento che un gasista intraprende dalla mail di Sara di Torino sulla lista del suo Gas: "Io credo (come con qualcuno/a ho detto più volte) che la forma Gas di per sé non corrisponda a un modello da universalizzare ma più a un laboratorio sociale. Certamente ha degli aspetti elitari che in parte erano impliciti nei presupposti ma anche che in parte si sono rivelati per molte ragioni lungo il percorso. Però secondo me è (stato) un passaggio importante per la collettività (anche per chi non ha partecipato direttamente) per la funzione di riconnessione con i processi di produzione, i costi ambientali e umani e l'assurdo ormai raggiunto da certi circuiti assolutamente perversi. Perché non andare al mercato sotto casa, dice Giulietta? Per me non per snobbismo o purismo ma per poter introdurre una consapevolezza che aihmé i mercati stessi (e non solo i supermercati) oggi non permettono facilmente di sviluppare. Ma poi sono d'accordo che si tratti di tornare lì, per certi versi, una volta acquisiti gli strumenti, una volta che sappiamo quali domande fare e quali pressioni (e una volta che ci siamo rinforzati in un tipo di esigenza che ha dovuto aver un suo spazio protetto per maturare). Per me l'esperienza Gas è stata ed è una fonte di scoperta continua di una complessità che ignoravo nei processi di produzione e vendita e credo che i Gas, se non hanno inciso economicamente sulla GDO, abbiano però avuto il merito di avviare la costruzione di una cultura alternativa. 
E' proprio il fatto di assumersi la responsabilità dei circuiti in cui immetto i miei soldi, di sapere da dove viene quello che mangio, che impatto comporta sul piano ambientale e che mi faccia orrore indossare una maglietta o portare una borsa che è stata assemblata con lo sfruttamento del lavoro di altre persone... questo mi pare prezioso. Così il fatto di avvicinarsi a capire cosa rende difficile essere etico per un produttore, lo sperimentarsi come consumatori a offrire delle garanzie perché possa sostenere una produzione rispettosa dell'ambiente e delle persone... non mi pare un bagaglio da poco. Ora ben venga se siamo pronti ad andare oltre."
Questo è il consumo critico: farsi un sacco di domande e cercare insieme qualche risposta. Da questo radicamento nasce la possibilità per il mondo dei Gas di sviluppare idee e proposte innovative e concrete, di muoversi su strade nuove o anche di ritornare al punto di partenza con occhi diversi; ma di questo parleremo ancora.

Riferimenti
Libri
- Andrea Saroldi, "Gruppi di acquisto solidali", Ed. EMI 2001.
- Lorenzo Valera, "GAS, gruppi di acquisto solidali", Terre di Mezzo 2005.
- AA.VV., "Gasp, gruppi di acquisto solidale e partecipativo", Edizioni Punto Rosso 2009.
- Michele Bernelli e Giancarlo Marini, "L'altra spesa", Edizioni Ambiente 2010.
Articoli